"Insieme, le formiche spostano elefanti"

Il primo viaggio in Uganda di Serena, anima e cuore della Costa Family Foundation. Un racconto di consapevolezza, cambiamento e umanità vissuta

Quando ho preparato la valigia per l’Uganda, non sapevo bene cosa aspettarmi. Era il mio primo viaggio nel continente africano e, pur non avendo aspettative precise, sentivo dentro di me che sarebbe stata un’esperienza trasformativa.

Appena atterrata a Kampala, mi ha travolta un’energia completamente diversa da tutto ciò a cui ero abituata. Un mondo fatto di suoni incessanti, traffico senza regole, odori forti, caos e povertà ovunque. Nei primi giorni il mio corpo ha chiesto spesso riposo, e le lacrime sono scese più volte, accompagnate da un profondo senso di ingiustizia. Avevo visto immagini e reportage sull’Africa, certo, ma viverla sulla propria pelle, perdere l’accesso all’acqua, toccare con mano certe realtà… è tutta un’altra cosa. In mezzo alle contraddizioni di una capitale che non lascia respiro, ho iniziato a sentire nascere dentro di me una nuova consapevolezza.
 

L’incontro con i progetti e le persone

Durante il viaggio ho avuto l’occasione di visitare numerosi progetti sostenuti dalla Costa Family Foundation, insieme ai colleghi dell’Associazione Gruppi "Insieme si può…". Ho incontrato donne, uomini e bambini che, grazie all’impegno congiunto e a percorsi di formazione e sostegno, stanno riscrivendo la propria storia.

Uno dei luoghi che mi ha toccata più profondamente è stato lo STAC – Special Talent Angel’s Center – un centro dedicato ai bambini con bisogni speciali. In un contesto dove la disabilità è ancora fortemente stigmatizzata, qui ho trovato uno spazio di cura, professionalità e visione. La luce negli occhi di quei bambini, la dedizione del personale, l’instancabile lavoro di sensibilizzazione verso le famiglie: ogni dettaglio mi ha lasciata senza parole.


La forza delle donne di Namuwongo

Tra tutti gli incontri, però, uno resterà per sempre impresso nel mio cuore: quello con le donne dello slum di Namuwongo. Donne che, partendo da una condizione di estrema vulnerabilità, stanno costruendo una nuova possibilità di vita grazie al progetto di sartoria sociale. Con ago e filo stanno cucendo non solo vestiti, ma dignità, autonomia, speranza. I loro sorrisi, la loro fierezza, sono stati per me un insegnamento potentissimo.


L'importanza della visione tra consapevolezza e cambiamento

Lavoro fianco a fianco con Michil Costa, fondatore della Costa Family Foundation, e dopo questo viaggio ho sentito ancora più forte il valore e l’urgenza del lavoro che portiamo avanti. Scegliere di andare oltre il proprio orticello imprenditoriale, di aprirsi a mondi lontani, è un atto di coraggio e generosità. In Uganda, dove la Fondazione destina la maggior parte dei suoi fondi, ho visto con i miei occhi quanto anche un piccolo gesto – un pozzo, un orto, dei libri, un corso in agroforestazione – possa generare un impatto enorme.

Dal punto di vista professionale, questo viaggio mi ha confermato che i progetti funzionano davvero. Funzionano perché sono radicati nel territorio, perché i partner locali ci mettono competenza, cuore e dedizione. A livello personale, si è accesa in me una nuova volontà: contribuire a costruire un ponte di consapevolezza tra mondi distanti. Perché chi, come noi, vive nel privilegio – spesso senza rendersene conto – ha una grande responsabilità.

Quello che più mi ha aiutata a reggere l’urto emotivo dell’esperienza è stato cercare di vedere le situazioni con gli occhi di chi le vive. Così la disperazione si è trasformata in compassione, in tenerezza. E da lì è nata una nuova energia per agire.
 

Semi di luce per guardare al futuro, insieme

Per me, lavorare nella Fondazione significa questo: piantare piccoli semi di luce nel mondo. E oggi sento forte il bisogno di fare un passo in più. Vorrei che diventassimo una vera Fondazione allargata, dove la Famiglia Costa, i collaboratori di Casa Costa, gli hotel e tutte le realtà coinvolte si sentano parte di un’unica comunità. Una comunità in dialogo, capace di connettere profit e non-profit per un bene condiviso.

C’è un proverbio del Burkina Faso che dice: “Se le formiche si mettono d’accordo, possono spostare un elefante.” Ecco, io vedo tutti noi come quelle formiche. E vedo nei progetti che sosteniamo l’elefante da muovere. Unire, cooperare, credere nel cambiamento: è con questo spirito che guardo al futuro della Fondazione.

Se dovessi riassumere tutto ciò che ho vissuto in una sola parola, quella parola sarebbe: cambiamento.

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